Tre Limoni

 di Cosimo Filigheddu

regia e adattamento Emanuele Floris

con Mario Lubino, Alessandro Gazale, Chicca Sanna ed Antonietta Toschi Pilo

scenografia Fabio Loi, costumi Matteo Cardia

sound design Claudio Dionisi ed Eliana Carboni

luci e fonica Marcello Cubeddu

Ci troviamo in una  cucina del centro storico sassarese prossima a scomparire, insieme al resto della casa, sotto le istanze demolitrici della nuova proprietaria. La casa diventa teatro di un insolito gioco combinatorio tra due inserti temporali del ‘900, oltre ad accogliere, inavvertita ospite, la Storia, nel suo costante, ubiquo trascorrere. Nella trama di Tre limoni si assiste all’incrocio narrativo tra le vicende fittizie di Emma, giovane medio borghese del 1964 in fuga dalle rozze planimetrie del ‘centro antico’ perché ansiosa di trasferirsi al "Grattacielo Nuovo", e quelle reali di Concezio Petrucci nel 1940, architetto benemerito del Fascio nonché progettista di un devastante piano regolatore che in città, a causa dell’imminenza della guerra, non trovò mai attuazione. A questa coppia, parallela e, in ultimo, coincidente, si oppone il duo composto da Jole, cognata di Emma e strenua sostenitrice dello status quo, e da Angelo Misuraca, architetto siciliano operante in città proprio negli anni ’40, paladino invece di un valore in ampio disuso ai tempi del Ventennio: la Ragione. Mentre lutti di ampiezza mondiale si innestano su quelli privati, e l’urbanistica della periferia s’accoda a quella del cuore dell’Impero, gli eventi agiti all’interno della piccola cucina conducono, attraverso diramazioni d’impianto quasi "giallo", alla rivelazione di fatti di sangue rimossi, e al presagio di futuri, incombenti genocidi.

foto di Marcello Cubeddu

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