Lu patiu di lu cazzuraggiu

di Leonardo Sole

regia Giampiero Cubeddu

aiuto regista Alfredo Ruscitto

con Mario Lubino, Gaetano Lubino, Italo Delogu, Alessandra Spiga, Teresa Soro, Chicca Sanna,

Marina Serra, Gianni Sini, Maurizio Giordo e Antonietta Toschi Pilo

scenografia Giovanni Lubino, scenotecnica Scenosist

 luci e fonica Marcello Cubeddu

L’opera è un affresco della vecchia Sassari e dei suoi miti, personaggi rimasti nella memoria di tutti come “Trapadè”, “Coscibianca” e “Sorighitta” e di tutti quelli che affrontavano la durezza della vita tra imprecazioni, litigi e gesti d’amore. Quel mondo viene messo a confronto con la Sassari di oggi, una città ancora incerta sul suo destino, perché sostanzialmente ha disperso quei valori di grande civiltà contadina che l’avevano resa famosa in tutta l’Isola. E forse ha perso uno dei tratti caratteristici più importanti: la capacità dell’autoironia, anche nei momenti più infelici. Con questo lavoro il Teatro Sassari continua nel suo collaudato percorso interpretativo, cioè quello del recupero storico della città, senza peraltro perdere mai di vista la realtà. Il lavoro è ambientato in un vecchio patio del centro storico e vede come protagonista un calzolaio che possiede diverse casette che affitta chiedendo anziché denaro, compensi in natura… Il patio rievocato da Leonardo Sole è ispirato dallo studio, dall’osservazione e dall’approfondimento dell’autentico mondo popolare sassarese. L’azione della commedia è complessa. Queste storie di vita sono raccontate con grande varietà di registri, che danno origine ad una serie di situazioni ora comiche, ora umoristiche, ricche di umanità e concatenate fra di loro da un sottile fine conduttore. Le scene che si succedono, veri e propri istanti di vita, funzionano egregiamente grazie ad una sapiente scrittura teatrale. La scelta dei luoghi per quest’anno è ricaduta su due delle più belle piazzette della vecchia Sassari, Largo Macao e Largo Casalabria. Una nota in più è stata quest’anno l’inserimento di un extracomunitario che ha preso parte allo spettacolo in abiti della propria etnia, suonando strumenti della tradizione senegalese e recitando in un italiano stentato, ma molto efficace.

foto di Michela Leo

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