La Madre


di Grazia Deledda

adattamento teatrale e regia di Ignazio Chessa

con Teresa Soro, Claudio Dionisi, Eliana Carboni,
Andrea Riccio, Margherita Nurra, Ignazio Chessa

Musiche: Coro Logudoro di Usini, Domenico Fancellu, Dario e Riccardo Pinna
Scene: Fabio Loi
Costumi: Carla Galleri
Luci: Tony Grandi

Come può una madre svolgere il suo ruolo con così tanta peculiarità? Come se la madre avesse già nel suo bagaglio genetico qualcosa di ineluttabile, un destino segnato. Qualcosa che arriva da molto lontano, un’origine difficile da individuare. La madre è l’origine. La fine sarà nella sua dipartita, nella sua morte; forse allora gli eventi potranno riprendere il corso interrotto da Paulo. Un timore, un rispetto, un ineffabile destino ha influenzato il figlio prete Paulo, a fermare questa sua passione proibita per Agnese, la paesana nubile. Paulo, ad Agnese vota devotamente le sue notti di clandestino e intenso amore, lo stesso amore lo divide con il suo Dio. Un incongruente e formale convenzione che sempre ci porta a riflettere sull’amore sacro e l’amor profano. La Madre, Maria Maddalena dentro i suoi silenzi elabora dei pensieri, dei sospetti che la portano nelle notti di vento a seguire quel figlio che si sta perdendo. Paulo come una foglia sbattuta dallo stesso vento, trova consolazione appagandosi dell’incontro caldo col corpo di Agnese, la sua madonna laica che adora alla luce di un cero votivo di amore proibito. Maria Maddalena è certa della sua opera di redenzione del figlio, disposta a salvare i due peccatori facendosi carico del dolore di entrambi che inerti cederanno all’inesorabilità di un destino intriso di tradizione e cultura arcaica granitica e circoscritta in mondi immobili e scolpiti dentro braccia serrate volti bassi e occhi chiusi.

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