C'era un sacco di gente,

soprattutto giovani

 di Umberto Simonetta

regia Marco Spiga

con Alessandra Spiga, Mario Lubino, Alessandro Gazale, Chicca Sanna, Antonietta Toschi Pilo, Alfredo Ruscitto,

Giulia Lucariello, Andrea Garrucciu, Andrea Uldanck, Simone Azzu, Alessandro Mura, Michele Demuro ed Edoardo Pinna

scenografia Scenosist, consulenza musicale Nino Casu

Il nuovo lavoro della Compagnia Teatro Sassari, tratto da una fortunata pièce di Umberto Simonetta, autore fra i più interessanti nel panorama nazionale della seconda metà del 900, dal titolo “C’era un sacco di gente soprattutto giovani” è una commedia graffiante intrisa di una comicità grottesca, attualissima per i temi trattati. Ambientata nello spietato mondo della televisione, ci mostra un universo  terrificante, mostruoso per cinismo e ipocrisia, in cui ciò che conta  non sono i rapporti umani, ma l’audience, il successo che va raggiunto utilizzando qualsiasi mezzo. L’opera ambientata in uno studio televisivo ci mostra l’affollato mondo dei provini e concorsi, in cui giovani e artisti sul viale del tramonto inseguono il sogno più o meno confuso di ottenere fama, successo, ricchezza, libertà.

Così insieme al giovane pervicacemente convinto del suo talento troviamo quello più timido pronto a farsi manipolare. L’’aspirante diva,  disposta a tutto pur di essere lanciata tramite la televisione, il contestatore raccomandato, la candida ragazzina serenamente disposta a qualche compromesso e la cantante non più giovanissima in cerca di rilancio.

Ad esaminarli, con atteggiamento ora compunto ora distratto, così come nei salotti televisivi o nei “casting“ più ambiziosi, è un nugolo di professionisti dell’apparire con contorno di ex artisti più o meno falliti.

C’è l’efficiente donna in carriera, rigorosamente decisa a tenere i sentimenti lontano dal lavoro, divenuta “pi erre” dell’importante Casa di produzione; l’ex cantante d’un complesso tardo-beat riciclatosi Direttore Artistico dopo un fugace successo giovanile; il paroliere di canzoni d’ogni sorta, con la testa sempre nelle nuvole delle sue frustrate ambizioni di poeta; il dirigente televisivo attento alle sollecitazioni politiche e quello discografico che viene dai farmaceutici; la creativa festosamente bizzarra con l’illusoria ambizione di dipingere i sogni con sempre nuovi colori.
Non già il talento essi cercano nella massa degli aspiranti, bensí la possibilità di inventare qualche nuovo mito, qualche nuovo personaggio da dare in pasto alla smania di imitazione del pubblico giovanile. E assistono al tutto, trepidanti e complici, genitori confusamente portati ad assecondare acriticamente ogni ambizione dei figli. Ci mostra un mondo colorato disseminato di sogni e debolezze, che sempre più prepotentemente il potere della comunicazione sembra oggi voler spingere al centro dell’attualità e dei nostri stessi pensieri, spesso seminando false illusioni e mistificanti valori.

Mescolando comicità e umorismo, satira e parodia, disincanto e leggerezza, lo spettacolo si segnala per un linguaggio in grado di riprodurre fedelmente la realtà, ma che tuttavia gradatamente, senza quasi che lo spettatore se ne avveda, arriva a diventare infine grottesco e surreale.

Con questo lavoro Simonetta si pone come obbiettivo quello dii svelarne i meccanismi e metterci in guardia nel perseguire effimeri sogni supportati, non dal talento, ma dalla corruzione e dalla mignottocrazia.


foto di Michela Leo

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